IL MARITO DI MIO FRATELLO, SLICE OF LIFE CONTRO IL PREGIUDIZIO

Spesso l’espressione “manga gay” evoca nella mente del lettore di fumetti medio la parola yaoi: un genere le cui storie, sebbene trattino di relazioni sentimentali e sessuali tra maschi, sono per lo più scritte da autrici e rivolte a un pubblico femminile; suo corrispettivo è lo yuri, che parla dell’attrazione fra donne.

Si tratta in realtà di termini abbastanza vaghi, dal momento che esistono una moltitudine di classificazioni a seconda degli autori, dei temi trattati e del pubblico di riferimento (che può anche essere composto da eterosessuali, come nel caso degli yaoi).

Il termine utilizzato per indicare il manga gay vero e proprio, scritto da e per uomini gay, è bara, altrimenti noto come men’s love. Il bara manga, più realistico dello yaoi, si caratterizza per un accentuato interesse ai diritti civili degli omosessuali e per tematiche più adulte in generale, compresi stupro e relazioni sadomaso.

A distinguere i due generi contribuiscono anche i diversi canoni estetici: mentre i protagonisti delle storie boy’s love sono modellati secondo i paradigmi della bellezza bishonen, che ha come ideale ragazzi dall’aspetto delicato e androgino (e, solitamente, dal carattere timido e remissivo), gli uomini dei men’s love sono all’opposto grossi, villosi e muscolosi (oltre ad avere personalità più sfaccettate).

Attualmente Gengoroh Tagame è considerato l’autore più influente della categoria e molte delle sue opere hanno visto la pubblicazione al di fuori del Giappone. Tra queste vi è Il marito di mio fratello, recentemente edito in Italia da Panini Comics, che però si rivolge a un gruppo di lettori più ampio.

Yaichi è un papà casalingo: passa gran parte delle giornate ad accudire la figlia Kana e a svolgere i lavori domestici. Questa tranquilla routine subisce uno scossone il giorno in cui arriva in visita dal Canada Mike, il marito del suo gemello Ryoji, il quale è morto da poco. Mentre la piccola Kana è felicissima di conoscere lo zio di cui ignorava l’esistenza, Yaichi è titubante.Ha perso i contatti con il fratello da quando si è trasferito all’estero e non sa in che modo comportarsi con il cognato. Dal momento in cui si offre di ospitarlo a casa sua, seppur malvolentieri, Yaichi comincia a riflettere sulle sue convinzioni riguardo i gay e a riscoprire i ricordi legati a Ryoji, da tempo sepolti nella sua memoria.

L’autore utilizza il costante confronto fra Yaichi e Kana per affrontare il tema del pregiudizio. L’uomo, più diffidente che veramente ostile, osserva il modo semplice in cui la bambina si rapporta con Mike. Le sue domande spontanee sono quelle che molto spesso hanno in mente anche gli adulti (“Perché due uomini si sposano? Tra i due, chi è il marito e chi la moglie?”), ma senza la malizia di questi ultimi: guarda tutto con l’innocenza e lo stupore dell’infanzia, non ha tabù né preconcetti. Yaichi, inizialmente frenato dall’imbarazzo, impara ad andare oltre il concetto di “normalità” che ha sempre dato per scontato, apprendendo cose nuove tramite Kana e al tempo stesso domandandosi costantemente come diventare un genitore migliore per educarla nel modo giusto.

Va notato che il pregiudizio, argomento portante dell’opera, non è legato esclusivamente all’omosessualità (che è comunque un elemento fondamentale nello sviluppo della trama), ma anche ad altre forme di discriminazione: come le perplessità che scaturiscono dall’incontro fra due culture diverse, o il biasimo rivolto alle cosiddette famiglie non tradizionali – tema che tocca anche il protagonista, in quanto padre single. Tagame, dunque, va oltre la questione LGBT e afferma l’importanza del rispetto verso ogni persona, prospettando la possibilità d’arricchimento personale che si offre all’individuo capace di superare l’ostacolo della diffidenza verso coloro che considera diversi o sbagliati.

In Occidente parlare di omosessualità equivale ancora a sollevare un polverone di imbarazzi e polemiche; apparentemente diversa è la situazione in Giappone, dove non è mai stata proibita per motivi religiosi o stigmatizzata a livello morale. Anche l’ambiguità sessuale ha una lunga tradizione letteraria e artistica – basti pensare, per fare solo un esempio, ai teatri Kabuki Takarazuka – e attualmente nella cultura di massa spopolano vip travestiti, gay o transgender. Perciò, non stupisce il gran numero di manga e anime che trattano apertamente di relazioni omosessuali (più maschili che femminili).

Paradossalmente, tale disinvoltura non ha una vera corrispondenza nel quotidiano: benché la legge tuteli i cittadini gay, i giapponesi tendono di fatto a ignorare l’omosessualità, come mostra il manga di Tagame. Si può dire che prevalga più un atteggiamento di tolleranza che di accettazione vera e propria, e da questo derivano l’imbarazzo, il sospetto e talvolta l’aggressività verso i gay.

Dal punto di vista dei temi trattatiIl marito di mio fratello si discosta dalle opere precedenti di Gengoroh Tagame, come si può vedere dai titoli pubblicati in Italia: Racconti Estremi Virtus – il primo pubblicato dalla Black Velvet, il secondo da Renbooks – trattano di erotismo omosessuale abbastanza crudo, fatto di violenza e tortura; L’inverno del pescatore, sempre targato Renbooks, narra di una relazione tra uomini più tenera, passionale e realistica.

Ne Il marito di mio fratello, invece, la componente sessuale scompare a favore di quella puramente emotiva: l’amore e la nostalgia di Mike per il suo defunto marito, la crescente simpatia di Yaichi per il cognato e i rimpianti del rapporto perduto con suo fratello, l’attaccamento allegro di Kana nei confronti dello zio.

Particolarmente apprezzabile è il fatto che l’autore parli di tutto questo in modo semplice e al tempo stesso toccante, senza strafare o indugiare in modo melenso sulle emozioni dei protagonisti, alternando momenti buffi e malinconici e tratteggiando situazioni credibili. Il termine “situazioni” non è casuale, dal momento che i capitoli del volume hanno un titolo conciso che rimanda ai vari episodi della convivenza del terzetto (come Sushi di tempuraLacrimeCattiva persona), quasi a voler dare un senso di estrema concretezza e sobrietà.

L’unico difetto che mina la credibilità dell’opera è che forse Yaichi è fin troppo repentino nel rivedere le proprie convinzioni omofobe, specie considerando che hanno comportato la sua rottura con Ryoji. Forse un andamento più graduale in tal senso sarebbe sembrato maggiormente verosimile; per fortuna, le improvvise rivelazioni morali che colgono il protagonista alle osservazioni della figlia aiutano a stemperare questa sensazione.

Per quanto riguarda i disegni, lo stile di Tagame è piuttosto peculiare. Saltano immediatamente all’occhio le figure dei protagonisti alti, atletici e virili. Ogni tanto si rivela la propensione dell’autore come illustratore erotico, data l’attenzione posta ai corpi maschili, ma poiché ciò avviene solo in scene che giustificano la nudità come il bagno o la doccia non vi è segno di forzature. I personaggi sono molto espressivi e la loro fisionomia è ben delineata. Gli sfondi al contrario sono piuttosto scarni, quando non totalmente assenti; tuttavia, ciò non compromette la gradevolezza dei disegni, dal momento che l’attenzione è volutamente posta sui personaggi e sulle vicende narrate.

In generale Gengoroh Tagame ha un’impostazione atipica per un autore giapponese: sia per quanto riguarda le illustrazioni (gli occhi di grandezza normale; la mimica facciale priva di deformazioni esagerate; il tratto essenziale ma al tempo stesso realistico), sia nella narrazione lineare e nell’impostazione uniforme delle tavole. Tutto questo ha probabilmente contribuito a renderlo un artista apprezzato soprattutto all’estero.

L’edizione italiana de Il marito di mio fratello sarà composta in totale da due corposi volumi, completamente in bianco e nero a differenza della versione originale, nella quale sono presenti pagine a colori. Sono stati mantenuti invece gli inserti Lezione di cultura gay fra i vari capitoli: brevi pagine che approfondiscono informazioni, espressioni e simboli della comunità LGBT nel mondo. Proprio questo dettaglio enfatizza la volontà di far leggere l’opera a un pubblico vasto, nonché la speranza dell’autore di diffondere un messaggio contro il pregiudizio. Personalmente, non dubito che il fumetto abbia le qualità per far divertire, emozionare e riflettere chiunque.

[Articolo pubblicato su Lo Spazio Bianco il 23/11/2017]