“BEOWULF”, DI SANTIAGO GARCĺA E DAVID RUBĺN: LA RECENSIONE

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La dimora di Hrotgar, re dei danesi, risplende di luce. Canti risuonano nelle immense sale mentre gli uomini levano in alto i calici, brindando all’era più gloriosa del loro popolo. È per celebrare questa fortuna che il sovrano ha fatto costruire “la più importante delle regge sotto il cielo”[1]: Heorot, il cui nome significa “Reggia del Cervo Maschio”. Tuttavia, mentre nel palazzo sono in corso i festeggiamenti, uno stormo di corvi banchetta su un mucchio di cadaveri orribilmente straziati. Con questa contrapposizione si apre Beowulf, l’adattamento a fumetti dell’omonimo poema epico inglese ad opera degli spagnoli Santiago García (testi) e David Rubín (disegni).

Il responsabile del massacro è Grendel, il mostro della brughiera. Incredibilmente feroce, dotato di una forza straordinaria e invulnerabile a qualunque arma forgiata dall’uomo, Grendel è offeso dall’allegria che regna nella reggia; per questo motivo comincia a visitare Heorot ogni notte, mietendo innumerevoli vittime al suo passaggio. Dopo dodici lunghi anni il regno di Hrotgar, ormai alla completa mercé della bestia, è in ginocchio. Proprio quando tutto sembra perduto arriva un eroe inaspettato: Beowulf, nipote del re dei Geati, che si offre di uccidere il mostro.
Nottetempo Grendel attacca Beowulf e i suoi uomini. Nel corso del terribile combattimento l’eroe, disarmato, si getta sulla creatura infernale e riesce a strappargli un braccio. Grendel, ormai moribondo, fugge verso la propria tana ove perisce. A Heorot la gioia è grande: l’arto del mostro è legato al soffitto come trofeo, e si tiene un festeggiamento per celebrare il valore di Beowulf. Sfortunatamente, quando sono tutti profondamente addormentati, una bestia ancora più sanguinaria irrompe nella reggia. Si tratta della madre di Grendel, desiderosa di recuperare il braccio del figlio e di vendicare la sua morte. Beowulf si offre nuovamente di combattere e, in una simbolica discesa agli inferi, si reca nell’antro sotto il lago dove dimora l’orchessa.

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Beowulf è un poema epico basato sullo scontro tra l’eroe e il mostro, ovvero la rappresentazione dell’atavica lotta fra bene e male. Grendel e sua madre (che nel componimento anglosassone sono indicati quali “discendenti di Caino”), infatti, incarnano il male assoluto attraverso le loro caratteristiche: l’aspetto mostruoso e indefinito, la bestialità incontrollabile, la loro natura di predatori notturni. Il Beowulf di Rubín, dal canto suo, è un eroe dall’aspetto rude ma nobile. Dotato di un fisico possente e di un indomito coraggio, questo guerriero ambisce a guadagnare con le sue imprese la gloria eterna. Beowulf e Grendel sono due figure contrapposte ma complementari, come si evince dall’immagine di copertina, nella quale il profilo dell’eroe si sovrappone a quello della bestia, fondendosi ad esso.
Anche il drago, terzo ed ultimo mostro che Beowulf si trova ad affrontare in vita sua, è – per lo meno nella cultura europea – una figura tradizionalmente dotata di connotati negativi. Nel Medioevo i draghi, portatori di carestie, guerre e distruzione, simboleggiavano il caos. Il drago del poema, in particolare, rappresenta l’avidità: guardiano di una caverna traboccante di magnifici tesori, scatena la sua collera nel regno dei Geati quando scopre che gli è stato sottratto un prezioso calice[2]. Beowulf, sovrano ormai anziano, si appresta allo scontro senza alcuna esitazione, seppure consapevole del fatto che probabilmente gli costerà la vita. “L’oro si consuma, la vita finisce… solo la gloria è eterna”, aveva risposto tanti anni prima, quando gli era stato chiesto perché volesse misurarsi contro Grendel. Il guerriero resta fedele a se stesso fino alla fine.

beowulf-06Dal punto di vista della trama, Beowulf non si prende alcuna libertà rispetto al testo originale: l’opera ricostruisce fedelmente gli avvenimenti del poema, adattandoli a un diverso mezzo espressivo. I dialoghi di García, nella loro essenzialità, mantengono il ritmo della storia serrato ed evocano efficacemente l’atmosfera epica del mito; per il resto, sono i disegni di Rubín a parlare.
Il disegnatore si è già cimentato nella rappresentazione di un personaggio leggendario con L’Eroe, che però è una trasposizione in chiave moderna del mito di Eracle, e il cui spirito alla base è dunque nettamente diverso se paragonato a quello di Beowulf. Per l’occasione il tratto di Rubín si fa spesso, duro come gli uomini che abitano questa terra fredda e ostile, nella quale si celano creature spaventose. È difficile spiegare come questa rozzezza sia resa con notevole maestria, quasi con eleganza. Il merito di ciò è soprattutto del dinamismo e dell’accuratezza anatomica delle illustrazioni: Rubín dedica particolare attenzione ai corpi, siano essi quelli vigorosi dei guerrieri in battaglia che quelli smembrati dei cadaveri (a tal proposito è degno di nota il fatto che Grendel veda gli uomini come guizzanti fasci di muscoli, privi della pelle, simili a corpi scuoiati). La suddivisione delle vignette non segue uno schema fisso. Le numerose splash page sembrano quasi contenere a stento la violenza dell’azione che si svolge al loro interno; spesso sono costellate da vignette più piccole, disseminate come schegge, contenenti ciascuna un minuscolo dettaglio che arricchisce la scena.
Altro elemento importantissimo dal punto di vista espressivo in Beowulf sono i colori. In primis, il rosso incandescente del sangue che funge da vero e proprio filo conduttore dell’intero racconto. Segue a ruota il nero, colore del buio e di tutto ciò che ad esso appartiene, come gli antri dei mostri. A contrasto vi sono dei tocchi di giallo splendente, come quello delle fiamme, e – più raramente – il bianco ovattato dei paesaggi innevati. Una tavolozza sapientemente usata, che conferisce potenza al racconto.

In sintesi, Beowulf è un’ottima trasposizione a fumetti del più lungo poema anglosassone esistente, che esercita tutt’oggi una notevole influenza nella cultura di massa occidentale. Santiago García è stato capace di scomporre e riassemblare il mito, adattando il linguaggio antico a quello fumettistico, dando nuova vita alla storia. Un giusto coronamento dopo anni di sforzi: anni fa l’autore si era dedicato al progetto di Beowulf assieme a Javier Olivares, ma senza riuscire a portarlo a compimento. La collaborazione con Rubín, che si è dimostrato il disegnatore adatto per quest’opera, ha portato alla creazione di un prodotto valido.
Una nota di merito va anche alla Tunué, che occupandosi dell’edizione italiana del fumetto ha optato per un solido e grosso cartonato: un formato che non solo rende giustizia alle tavole di Rubín, ma che con la sua mole massiccia riporta subito alla mente i tomi antichi, gli eroi e le loro gesta. Una veste accattivante, dal prezzo ragionevole (circa 20 euro) e quanto mai appropriata.

[1] Beowulf, verso 310;
[2] Beowulf fu una delle fonti d’ispirazione per l’opera di Tolkien. Tra l’altro quest’ultimo, in qualità di studioso di letteratura medievale inglese, tradusse il ciclo poetico in prosa.

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