“GOLEM” DI LRNZ: LA RECENSIONE

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Prima ancora di uscire in tutte le librerie e fumetterie italiane esattamente una settimana fa, Golem di LRNZ era uno dei titoli più attesi del 2015. O forse dovrei dire del 2014, poiché inizialmente il suo arrivo era stato annunciato dalla BAO per dicembre dell’anno scorso, salvo poi essere rimandato alla fatidica data del 9 gennaio. Cosa che, tra l’altro, non ha comunque impedito a Golem di essere incluso nelle liste dei migliori fumetti del 2014. Ora che l’attesa è finita si può anche azzardare una previsione: con ogni probabilità, sarà il primo fumetto a conquistarsi tale attributo per due anni di seguito.
Sia chiaro, non è mia intenzione gridare al capolavoro sull’onda dell’entusiasmo. La mia è piuttosto una considerazione basata sul fatto che l’opera di LRNZ, ambiziosa e quanto mai innovativa, costituisce un progetto artistico senza precedenti nel panorama del fumetto nostrano.

La storia è ambientata nell’Italia distopica di un futuro forse non troppo lontano. Un paese apparentemente pacifico, dove l’avvento della tecnologia d’avanguardia ha portato stabilità, prosperità e benessere. La realtà tuttavia è ben diversa: sono le grandi e onnipresenti compagnie economiche a governare la nazione, oppressa sotto il giogo di un consumismo sfrenato che riduce i cittadini a un’obbedienza cieca ed assoluta.
L’Insolito ambiente fa da cornice a un elemento quanto mai tradizionale della narrazione, cioè la tenera amicizia tra Steno e Rosabella, i due giovani protagonisti. Questo però è solo lo spunto da cui trae origine la vicenda. Presto, infatti, i ragazzini sono coinvolti nell’improvviso cambiamento che agita il paese: cambiamento in parte messo in atto proprio dai loro genitori (in primis dal padre di Steno, Ago, eccezionale scienziato).

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Tratto caratteristico del futuro concepito dall’autore è di essere, per quanto avveniristico, il più verosimile e documentato possibile. Fumettista, illustratore e designer, LRNZ (all’anagrafe Lorenzo Ceccotti) ha costruito l’universo di Golem fin nei minimi dettagli: dai loghi delle corporations che svettano sui palazzi alle strade, dagli oggetti d’arredamento nelle abitazioni ai vestiti, dalle banche alle scuole. Se il concetto di “bello” risiede in ogni scelta consapevole (secondo le parole dello stesso autore), in Golem questa scelta – non solo estetica – è declinata in ogni possibile variante. Nulla è lasciato al caso. Ogni singolo dettaglio, ogni simbolo è frutto di una scelta ben precisa, un tassello dell’immenso puzzle. A cominciare dai nomi dei personaggi, scelti in base alle loro etimologie.
Per comprendere la portata dell’impianto simbolico dietro all’opera, basta pensare che il libro è provvisto di un chip NFC (acronimo che sta per Near Field Communication). Tale dispositivo permetterà a tempo debito di scaricare un’App gratuita che fornirà all’utente dettagli esclusivi per integrare la storia.

In un racconto così complesso, ovviamente, non mancano molteplici riferimenti ad altre opere. LRNZ stesso indica come fonti d’ispirazione film quali il fantascientifico Children of Men di Cuaron, o L’infanzia di Ivan di Tarkovskij (tanto che Steno stesso è un omaggio al piccolo protagonista della pellicola), ma ovviamente ce ne sono innumerevoli altre. Nell’opera di LRNZ si ravvisa anche una forte influenza del fumetto e dell’animazione giapponese, ma ad un’occhiata più attenta si comprende che l’artista romano opera piuttosto una perfetta sintesi tra cultura orientale e occidentale creando qualcosa di totalmente nuovo.

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È normale che i lettori, approcciandosi a un mondo tanto vasto quanto quello di Golem, colgano in esso rimandi differenti. Personalmente in un primo momento ho pensato a La camera, breve racconto fantascientifico di Ray Russell[1] nel quale gli individui sono costantemente martellati da una pubblicità oppressiva. Infatti gli spot commerciali invadono non solo i luoghi “tradizionali” quali strade, giornali e mezzi di trasporto, ma arrivano anche nelle abitazioni campeggiando sulle pareti, sugli oggetti di uso quotidiano, sugli specchi dei bagni (persino sulla carta igienica!). I malcapitati abitanti del futuro non sono risparmiati nemmeno di notte, poiché gli spot li perseguitano anche nei sogni.
La sostanziale differenza tra questo racconto e quello di LRNZ sta proprio qui: in Golem, infatti, le persone sono costrette ad assumere prima di coricarsi delle pillole che inibiscono l’attività onirica (un altro mezzo del governo per esercitare il totale controllo sulle masse). Steno sarà il primo a opporsi, riscoprendo così la vitale importanza dei sogni per l’individuo. Uno dei fondamentali messaggi espressi dall’opera è proprio quello della capacità dei bambini di cambiare il mondo attraverso i loro sogni.

Ovviamente Golem non è privo di difetti. Il ritmo della narrazione è serrato e avvincente (anche grazie al dinamismo dei disegni e delle onomatopee) ma tende a sacrificare alcuni temi. Tuttavia i personaggi, seppure non approfonditi appieno, sono abbastanza caratterizzati. Senza contare che le tavole sono un’autentica gioia per gli occhi.

Ciò che più mi ha colpito, comunque, è la potenza evocativa insita nel titolo del fumetto. Il golem è un essere d’argilla al quale è infusa la vita attraverso la magia cabalistica, imperniata sulla parola e sulle lettere dell’alfabeto: per animarlo, sulla fronte del golem viene scritta la parola [emet] “verità”; per distruggerlo, viene cancellata la prima lettera: [met] significa “morte” (qui la fonte).
Tipica della tradizione ebraica, la figura mitica del golem  ha avuto un’influenza culturale che si è manifestata a tutto tondo: nei campi della letteratura (anche a fumetti), della cinematografia, degli anime, dei videogiochi e tanto altro ancora. L’etimologia del nome deriva dal termine ebraico gelem, che significa “materia grezza” o “embrione”.  Da notare che, in ebraico moderno, golem significa anche robot. Anche se adesso non mi è possibile entrare nei dettagli, il riferimento al Golem del racconto (ovvero la colossale nanomacchina con la quale i ribelli Shorai vogliono cambiare il mondo) funziona su più livelli. Solo nel titolo dell’opera LRNZ nasconde quindi una moltitudine di significati e di simboli, inconsciamente richiamati alla mente dal semplice suono della parola. Non mi stupirei se, in futuro, Golem diventasse un testo di riferimento per gli studiosi di semiotica.

Ci sarebbe ancora molto da dire su Golem, sulla sua complessità concettuale e sul poderoso impianto simbolico che si nasconde fra le sue pagine (è da notare, comunque, che la storia è perfettamente godibile anche senza che si colgano tutti questi aspetti impliciti). Tuttavia è meglio che mi fermi qui, e vi lasci il piacere di scoprire in prima persona ogni dettaglio. Vi piacerà.

[1] In Microfantascienza: altre 44 storie, trad. di M. Spada, Milano, Urania, Mondadori, 1980