“LA SCIMMIA DI HARTLEPOOL”, DI WILFRID LUPANO E JÉRÉMIE MOREAU: LA RECENSIONE

hartlepool_cover_hr_web«Umana? Certo, che sembrava umana. Le scimmie ci somigliano, Charly. È così. Una crudele fantasia del Creatore per non farci dimenticare che la differenza tra noi e le bestie non è altro che una sottile sfumatura…»

La città di Hartlepool è situata sulla costa nord orientale dell’Inghilterra, nella contea di Durham, ed è nota per una leggenda alquanto singolare: durante le guerre napoleoniche, i suoi abitanti avrebbero impiccato una scimmia.  Stando al racconto, una nave francese naufragò poco lontano dal villaggio e i locali trovarono l’unico superstite della catastrofe: una scimmia con indosso l’uniforme militare francese, presumibilmente agghindata per divertire gli occupanti del vascello. Non avendo mai visto un francese la popolazione scambiò l’animale per un nemico e, in seguito a un processo sommario, lo giustiziò. Ad oggi la leggenda gode di una popolarità tale che gli abitanti di Hartlepool portano la nomea di Monkey Hangers, ovvero impiccatori di scimmie; la tifoseria di calcio locale, che ha lo stesso soprannome, ha anche per mascotte una scimmia di nome H’Angus (gioco di parole con l’espressione Hang us!”, “impiccateci!”).

Questa la storia che ha ispirato La scimmia di Hartlepool, fumetto dei francesi Wilfrid Lupano (testi) e Jérémie Moreau (disegni). La vicenda ha inizio nel 1814, sulla nave francese comandata dal crudele capitano Narraud; l’uomo, sentendo il giovane mozzo Philip cantare una canzone dei marinai inglesi, ordina di gettarlo in mare. Paradossalmente, quando l’imbarcazione viene colpita da un fulmine e cola a picco poco distante dalla costa inglese, il ragazzo è l’unico membro dell’equipaggio a salvarsi. Oltre, ovviamente, alla mascotte di bordo: la scimmia Nelson, vestita di tutto punto con l’uniforme francese. Sfortunatamente lo scimpanzé viene ritrovato il mattino seguente sulla spiaggia di Hartlepool, i cui abitanti nutrono un odio profondo per i francesi…

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La scimmia di Hartlepool ha i toni di una favola surreale, nella quale il comico equivoco iniziale sfocia progressivamente nella farsa, fino ad arrivare al tragico epilogo. Il racconto illustra in modo originale i pericoli dell’ignoranza, del razzismo e dell’odio per il “diverso”; quest’ultimo è un sentimento istintivo che la razza umana si porta dietro fin dalle proprie origini, e che spesso sfocia in accessi di violenza bestiale di cui sono vittime innocenti a farne le spese. Qui si nota bene la differenza tra adulti e bambini: mentre i primi fanno una figura ben misera, totalmente accecati dal risentimento e dall’ottusità, i secondi sono ancora spontanei, curiosi e privi delle pastoie del pregiudizio (per quanto gli autori non rinuncino a mostrare la nocività che certi esempi esercitano su delle menti ancora in formazione). L’idea originale di Lupano è ben supportata da una sceneggiatura solida, che traduce efficacemente in immagini la leggenda di Hartlepool.

Anche gli affascinanti disegni di Moreau – non a caso definito “una delle giovani matite più calde di Francia” –contribuiscono a rendere la storia suggestiva. Il tratto sfumato e la sapiente colorazione in toni più chiari o più scuri, a seconda delle esigenze narrative delle singole sequenze, si accordano alla perfezione con il tono del racconto. Particolarmente efficace è l’esasperazione dei connotati caricaturali con cui il disegnatore ritrae gli uomini di Hartlepool, rendendoli sempre più simili a delle bestie e accentuando così il madornale equivoco alla base della vicenda (lo stesso sindaco della città, che presiede l’assurdo processo contro il fantomatico “francese”, somiglia in tutto e per tutto a una scimmia). Il rosso fiammeggiante della scena clou esprime al massimo la crudeltà dei carnefici dello sventurato primate.

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La scimmia di Hartlepool è, pur nella sua clamorosa assurdità, una storia meno inverosimile di quanto si potrebbe pensare.  Nonostante l’amara ironia del finale c’è spazio anche per una tenue luce di speranza per il futuro, incarnata proprio dalla sete di conoscenza e dalla purezza delle nuove generazioni. Un fumetto che oggi è quanto mai importante leggere per metterci in guardia contro gli errori del passato, che tendono tragicamente a ripetersi nel corso dei secoli. Per concludere con le parole di Pierre Serna, autore del saggio La scimmia di Hartlepool. La finta vera storia degli inizi del razzismo che chiude il volume: «In qualità di storico, sono sensibile ai doni di quegli osservatori dotati di prospettiva che sono gli artisti. Non dimostrano nulla in maniera scientifica, non prevedono il futuro, si limitano a dire il presente e ciò che può accadere. Wilfrid Lupano e Jérémie Moreau sono degli alfieri di vigilanza e dei sollecitatori di coscienze. Ed è già tanto.».