“L’ORGOGLIO DI LEONE” DI FLAVIA BIONDI: LA RECENSIONE

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Thomas ha 33 anni e una vita all’apparenza perfetta: un lavoro prestigioso, una fidanzata bella e premurosa con la quale presto convolerà a nozze, un costoso macchinone sportivo. Come se non bastasse, sembra che abbia buone possibilità di ottenere l’agognata promozione che lo porterà a vivere a Milano, la città dei suoi sogni. Eppure Thomas ha un segreto inconfessabile. Il venerdì sera, infatti, si vede con uomini conosciuti su internet. Ogni appuntamento dura il tempo di un fugace e anonimo rapporto sessuale, consumato di volta in volta con una persona diversa. Tutto questo va avanti ormai da molto tempo, ma il meccanismo si inceppa all’improvviso quando Thomas s’imbatte in Leone. Un incontro che, nel bene e nel male, segna la svolta nella vita del protagonista.

A un’occhiata superficiale, Thomas potrebbe essere definito (senza voler essere troppo eufemistici) uno stronzo. La sua sicurezza sconfina spesso nell’arroganza, i suoi giudizi sono taglienti, l’ostinazione nel negare il proprio orientamento sessuale – unita a un intimo disprezzo per i gay – suona inevitabilmente ipocrita. Dietro a questa facciata, tuttavia, si nasconde una persona che vive un profondo malessere. Quello che Thomas definisce un “passatempo” è in realtà un segreto troppo ingombrante, che lo porta a negare i propri desideri e gli impedisce di essere veramente felice.

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Leone può essere considerato, per molti versi, l’opposto di Thomas. È una persona gentile e positiva, ma soprattutto non ha vergogna di se stesso: vive serenamente la propria sessualità e non si lascia influenzare dall’opinione che la gente potrebbe avere su di lui. Quello del ragazzo non è stato comunque un percorso indolore; anche lui, come la maggioranza degli omosessuali, si è dovuto scontrare con l’ostilità e il pregiudizio delle persone che aveva attorno. Nonostante tutto, però, è rimasto candido e sincero.

Il titolo dell’opera è rappresentativo del messaggio che vuole esprimere. Ciò si può intuire tenendo conto che la vicenda è ambientata in Italia (in una Siena abilmente ritratta sullo sfondo, peraltro). Nel nostro paese, l’espressione “orgoglio gay” suscita ancora aspre polemiche, poiché il significato della parola orgoglio è spesso confuso con quello di superbia. Eppure dovrebbe essere facile capire che il sentimento sottinteso è da intendersi come fierezza per ciò che si è, non come senso di superiorità e disprezzo nei confronti del prossimo. Leone – il cui nome credo non sia scelto a caso – incarna perfettamente lo stato di grazia di coloro che camminano a testa alta in mezzo alle difficoltà. Lo stesso discorso vale per sua sorella Ariana, che ha dovuto lottare duramente per ottenere la felicità che sognava.

Con L’Orgoglio di Leone Flavia Biondi, in arte Nathanielle, affronta in maniera realistica le diverse sfaccettature dell’omosessualità. In primo piano ci sono i problemi del protagonista, che per non affrontare la realtà si è costruito un castello di menzogne. Thomas racconta bugie agli altri, ma soprattutto a se stesso: nascondere i suoi desideri dietro un’apparenza spavalda gli sembra meno complicato che cambiare radicalmente la sua vita. Può sembrare un atteggiamento da codardo, ma spesso fare coming out va oltre il semplice mettersi in discussione: può creare dolore e rabbia nelle persone che ti sono più vicine, o che dovrebbero esserlo; può far diventare oggetto di disprezzo; nei casi più estremi, segna la fine drammatica di un matrimonio o un fidanzamento. In generale, vivere in un contesto dove l’omosessualità è stigmatizzata, che sia all’interno della propria famiglia o meno, rischia di creare fratture insanabili e compromettere seriamente la propria autostima.

So che l’autrice ha già trattato questo tema in Barba di perle, il suo racconto d’esordio. C’è chi afferma che il secondo libro denoti una spiccata maturità rispetto al precedente, ma non mi è possibile fare paragoni perché purtroppo non l’ho letto. Per quello che posso notare, tuttavia, Nathanielle ha fatto un ottimo lavoro: la sceneggiatura è efficace, lo stile di disegno ben definito e caratterizzato (è data particolare attenzione alla fisionomia dei personaggi, che personalmente ho trovato intrigante). La storia è commovente senza essere patetica, mentre la rappresentazione dei rapporti sessuali fra i protagonisti è coinvolgente e realistica ma mai volgare. Thomas e Leone sono persone autentiche, che esprimono un’ampia gamma di emozioni. I loro dialoghi sono credibili e, a tratti, taglienti.

L’Orgoglio di Leone si propone di dare un messaggio positivo, però non rincorre il lieto fine a tutti i costi e non indica facili soluzioni. Il fumetto afferma l’importanza di essere se stessi e di non lasciare che siano gli altri a definirci senza indorare troppo la pillola, ma è profondamente ottimista. Ambientare la storia in Italia, inoltre, lancia un accorato appello sull’importanza della lotta per i diritti civili nel nostro paese.

Non a caso il libro è pubblicato dalla Renbooks, prima – forse unica? – casa editrice italiana i cui fumetti sono dedicati al pubblico LGBTQI. Il loro catalogo comprende storie pop, di carattere sociale o semplicemente erotiche e sentimentali. Uno degli scopi della redazione è di schierarsi in prima persona al fianco della comunità LGBTQI, scarsamente rappresentata da questo mezzo espressivo. Un’iniziativa lodevole, oltre che ennesima dimostrazione del fatto che i fumetti possono essere anche qualcosa di più che puro intrattenimento.

L’Orgoglio di Leone è stampato in bianco e nero, brossurato e conta 152 pagine. Il prezzo del volume, piuttosto modesto, è 9 euro e 90.