“SAM ZABEL E LA PENNA MAGICA”, DI DYLAN HORROCKS: LA RECENSIONE

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Sam Zabel è un fumettista, ma da anni non disegna più nulla. Soffre infatti di un blocco creativo che gli impedisce di lavorare con l’entusiasmo di un tempo, gettandolo in una cupa depressione. In questo stato Sam non riesce neanche a scrivere le sceneggiature per Lady Night, popolare fumetto incentrato sulle avventure di un’eroina mascherata. Le sue giornate (e le sue notti) si trascinano davanti allo schermo del computer, improduttive, prive di piacere e di gioia.

Un giorno, però, Sam si ritrova per caso a sfogliare un vecchio e sconosciuto fumetto d’avventura. Non fa in tempo a leggerne un paio di pagine che all’improvviso si ritrova catapultato nientemeno che… su Marte! Comincia così il meraviglioso viaggio del protagonista fra mondi immaginari e storie di fumetti d’altri tempi, disegnati da sconosciuti sognatori di varie epoche. Presto Sam si mette sulle tracce dello strumento che pare aver dato vita a quel bizzarro ed eterogeneo universo popolato da sensuali venusiane, animali parlanti e creature d’ogni sorta: la penna magica. Lo accompagnano in quest’avventura Alice, giovane autrice di webcomics, e Miki, una misteriosa liceale che pare saperla lunga sull’oggetto del desiderio del fumettista.

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Sam Zabel e la penna magica è un autentico piccolo gioiello della narrazione a fumetti. L’edizione della Bao consiste in un grosso e solido cartonato di buona qualità, che peraltro ha un prezzo onesto (21 euro). Tale formato valorizza appieno il disegno di Horrocks; benché la “parentela” con Hicksville sia evidente, è impossibile ignorare l’evoluzione del tratto rispetto al primo romanzo. Il volume è inoltre stampato a colori pieni, ricchi di tonalità calde che lo rendono ancora più invitante agli occhi del lettore. Perfino il tenero verde delle donne di Venere, presente per buona parte del fumetto, trasmette una sensazione gradevole (non a caso il verde costituisce l’equilibrio tra colori caldi e freddi, benché contrasti con il rosso dei marziani).

Comunque, mai come in questo caso è necessario andare oltre le apparenze: Sam Zabel e la penna magica non è un semplice fumetto d’avventura. È un libro giocoso, sensuale e ricco di fantasia, che dalla prima all’ultima pagina regala quel sense of wonder (il cosiddetto “senso del meraviglioso”) quasi da capogiro tipico dell’entusiasmo infantile, calato però in un contesto per adulti. L’effetto è quello di una gioiosità irresistibile e contagiosa, un dono raro nelle storie dei giorni nostri.

Dylan Horrocks gioca con la meccanica del fumetto e si muove agevolmente tra i vari generi narrativi, alternando la sua scanzonata ironia a riflessioni inaspettatamente serie. A un certo punto della storia, Sam si ritrova ad affrontare un interrogativo tanto importante quanto scomodo (per lo meno per un fumettista): siamo moralmente responsabili della nostra fantasia? Forse non esiste una risposta universalmente valida, ma ogni autore dovrebbe almeno porsi questa domanda ed essere cosciente delle implicite responsabilità della narrazione. Horrocks svolge egregiamente questo compito, indagando in modo avvincente il mondo del fantastico e rappresentando tanto le delizie della fantasia quanto i suoi lati più oscuri. I suoi personaggi, divertenti e ottimamente caratterizzati, sono le guide perfette per questo viaggio.

Ultimo, ma non meno importante dettaglio: questo libro è pieno di magia (come ci ricorda anche il titolo). Lentamente, nel corso della vicenda, Sam Zabel torna a essere consapevole del fatto che la narrazione è incantesimo, e che ogni storia ha poteri straordinari. Tutte le penne del mondo possono diventare magiche, a modo loro. Il fumetto è magia e, per quanto mi riguarda, penso che Dylan Horrocks sia un grande sciamano.

[Per maggiori dettagli, rimando al sito ufficiale di Dylan Horrocks: http://hicksvillecomics.com/, che mi è stato molto utile per scrivere l’articolo della settimana scorsa su Hicksville.]