“SIGNAL TO NOISE” DI NEIL GAIMAN E DAVE MCKEAN: BUONA APOCALISSE A TUTTI!

“Non ho più nemmeno compassione di me/ E non so come esprimere il tormento del mio silenzio/ Tutte le parole che avevo da dire si sono mutate in stelle/ Un Icaro tenta di alzarsi fino ai miei occhi/ E portatore di soli ardo al centro di due nebulose/ Che cosa ho fatto alle bestie teologali dell’intelligenza/ In passato i morti riapparvero per adorarmi/ E io speravo la fine del mondo/ Ma arriva la mia col sibilo d’un uragano”
(Guillaume Apollinaire – Il Fidanzamento)

È curioso come alla fine di ogni anno siamo spinti a fare il punto della situazione. Ci guardiamo indietro, facendo il bilancio delle cose buone e cattive dei mesi passati, cercando di ricostruire il quadro generale. Forse è per questo che negli ultimi giorni, vagando all’interno della Rete, ci si imbatte spesso in elenchi sulle migliori pubblicazioni del 2014.
Sono ormai note le classifiche dei fumetti più belli dell’anno secondo Amazon e il Washington Post; anche la rivista Panorama ha compilato la propria lista dei migliori fumetti pubblicati in Italia nel corso del 2014. L’elenco comprende inediti e ristampe: è degno di nota, tra queste ultime, Signal to Noise di Neil Gaiman e Dave McKean.

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Il fumetto, pubblicato dalla BD Edizioni il mese scorso (e portato in anteprima al Lucca Comics & Games di quest’anno), era finora inedito in Italia. Signal to Noise nasce 25 anni fa come serie a puntate su The Face, rivista inglese che si occupava di moda, musica, tendenze e cultura pop e che è stata definita come “la Bibbia degli anni ottanta”. Cinque anni dopo, sempre in Inghilterra, viene pubblicata la prima edizione in raccolta; ora, con vent’anni di ritardo, Signal to Noise giunge a noi in un unico, elegante volume cartonato di 92 pagine in grande formato al prezzo di 20 euro.

StN è un’opera viva. In questo lungo periodo ha avuto molteplici trasposizioni: un dramma radiofonico per la BBC (adattato da Gaiman con musiche di McKean), uno spettacolo teatrale, un trattamento cinematografico per un film (che però, forse, non vedrà mai la luce); il tutto oltre a numerose edizioni internazionali e varie riedizioni inglesi, con un numero sempre maggiore di prefazioni. Nel frattempo sono cresciuti anche gli autori, dopo essersi fatti conoscere al grande pubblico proprio grazie a questa collaborazione artistica.

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La storia è ambientata da qualche parte a Londra. Un regista scopre improvvisamente di avere il cancro e troppo poco tempo per girare il suo ultimo film, quello che dovrebbe essere il più importante della sua carriera. Impossibilitato a lavorare, l’uomo immagina in ogni dettaglio la storia degli abitanti di un piccolo villaggio europeo che attendono la fine del mondo prevista per l’anno 1000. Le riprese del film continuano nella sua testa: rubando volti alla realtà, senza scrivere nulla, il regista dirige l’opera e ne è l’unico spettatore. Si mescolano così le due apocalissi, quella reale e personale del protagonista e quella da lui immaginata, in un insieme tetro e caotico.

I disegni di McKean sono particolarmente adatti all’atmosfera del fumetto. Con il suo caratteristico mix di disegno, fotografia, collage e arte digitale (già apprezzato sulle copertine di Sandman) l’illustratore dà ancora una volta vita a immagini cupe, astratte e surreali, magnifiche e uniche nel loro genere.

Il regista, rifiutando delle cure che sarebbero comunque inutili, sceglie quindi di continuare la sua opera fino alla fine. Eppure è il primo a non sapere perché lavora a un film che non finirà mai, che non vedrà mai nessuno. È la stessa domanda che il suo immaginario pubblico si pone davanti alla brulicante attività degli uomini del villaggio: se credono la fine stia arrivando, che il loro mondo stia per finire, perché lo fanno? Perché continuano a urlare e frustare e pisciare e vivere e scherzare e aspettare?
È sempre la fine del mondo, per qualcuno si dice l’uomo, regalando a sua volta la battuta a uno dei suoi personaggi.

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Anticipando le paure di un fine millennio ancora lontano, Signal to Noise parla di vita e di morte, di dolore e paure mai sopite, delle apocalissi personali di ciascuno di noi. Ma ci parla anche dello spirito umano, dell’importanza della memoria e dell’arte (e dell’arte PER la memoria), della lotta tenace contro l’impossibilità di comunicare.

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Citando il passaggio conclusivo dell’introduzione di Jonathan Carroll all’edizione originale: “leggere questi lavori è come trascorrere un mese in montagna. Torni più magro, più forte. Ti sei abituato al silenzio e hai scoperto una voce interiore che ti parla, con urgenza e senza essere ascoltata, da tanto tempo. Sei meno paziente verso il rumore di fondo del mondo, ma questo è un vantaggio. All’inizio della storia, il dottore dice al protagonista: “Devi lasciarti visitare, devi lasciarti curare”. Lui rifiuta. Ma chiunque legga Signal to Noise ha già iniziato la cura.”

Una risposta a ““SIGNAL TO NOISE” DI NEIL GAIMAN E DAVE MCKEAN: BUONA APOCALISSE A TUTTI!”

  1. Unsettling is a perfect deipcirtson for this one as it is that and it works very well. Gaiman tells a story that is both creepy and adventurous and works for kids and adults. He is very, very good and doing that sort of thing. I would recommend seeing the film. It is different on some levels, especially with the added character who is essentially there for Coraline to talk to since in the book she is essentially on her own and that wouldn’t work in the film. But I don’t think it takes away anything and the film is lovely and so obviously cares about the source material and is extremely well crafted. You can tell folks with real passion made it.

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