“SI DÀ IL CASO CHE”, DI FUMIO OBATA: LA RECENSIONE

Yumiko è una giovane donna che lavora in uno studio di design a Londra. Sono passati sei anni da quando si è trasferita e, anche se di tanto in tanto torna in Giappone, vivere lì la rende felice: ha il suo lavoro, i suoi amici; ha anche un fidanzato, Mark, con il quale presto si sposerà. Ormai Londra è diventata la sua casa.
Un giorno, come un fulmine a ciel sereno, arriva improvvisamente la telefonata che turba la serenità di Yumiko: Hisato, suo fratello, le comunica che il padre è morto facendo un’escursione in montagna. La ragazza è costretta quindi ad andare in Giappone per il funerale. Il ritorno a casa spingerà Yumiko a rivedere la propria vita da una diversa prospettiva, ma soprattutto a dover prendere una decisione che potrebbe cambiare il corso della sua esistenza.

Trovandosi a sfogliare “Si dà il caso che”, ultima opera del talentuoso Fumio Obata, il lettore ha la sensazione di trovarsi davanti a qualcosa d’insolito: una graphic novel in cui ai tratti tipici dell’impostazione narrativa orientale si mescolano influenze occidentali. Si può dire che la storia è un po’ come la sua protagonista, sospesa tra due mondi. L’attenzione dell’autore agli stimoli provenienti da culture diverse è evidente soprattutto nei disegni, che si distinguono per un tratto delicato ma al tempo stesso incisivo.
La ciliegina sulla torta è data dall’edizione della BAO, caratterizzata anche in questo caso da un ottimo rapporto qualità-prezzo, rendendo questo volume un autentico gioiellino da esporre sulla propria libreria.

Penso che sia necessario un avvertimento: l’acquisto di questo fumetto è sconsigliato a chi non ha un debole per le storie introspettive. Al centro della narrazione, infatti, vi sono le riflessioni e le inquietudini che si agitano nell’animo della protagonista in seguito alla morte del padre. A me personalmente piace il genere, perciò la mia opinione potrebbe essere di parte.
In compenso gli amanti della cultura orientale non saranno delusi. Sono infatti molteplici i rimandi alla tradizione nipponica: i riti funebri, la mentalità, alcuni piccoli gesti di tutti i giorni. Un’affascinante metafora è data dall’identificarsi di Yumiko in un attore del teatro Nō: come afferma la protagonista stessa, una forma d’arte della quale non è facile spiegare l’estetica al pubblico occidentale.

Il contrasto tra cultura orientale e occidentale è uno degli elementi portanti della storia. Tale contrasto è piuttosto problematico per Yumiko, la cui mentalità si scontra con il rigore dell’ambiente dal quale proviene. Infatti prima di trasferirsi a Londra per seguire le sue inclinazioni ha dovuto superare le resistenze del padre, che avrebbe desiderato per lei una vita conforme al modello della casalinga giapponese.  D’altro canto la madre, donna più moderna e anticonformista, ha sempre spinto la figlia a cercare la propria strada in un ambiente privo di un certo tipo di costrizioni. I genitori di Yumiko sono di fatto la personificazione di due ideali opposti, ma adesso scegliere da che parte stare non è più così facile. Il tumulto interiore della protagonista, illustrato con estrema sensibilità dall’autore, la porterà a guardarsi indietro e mettere in dubbio tutta la sua vita: la strada che ha scelto sarà quella giusta per sentirsi realizzata?

Di sicuro, come capirà la più risoluta Yumiko alla fine del viaggio, l’animo umano è mutevole. Nel corso della vita cambiano i nostri sogni, le nostre idee e le nostre motivazioni. Ma, come le è stato suggerito, “la cosa importante è trovare qualcosa che non cambi mai in te”.

Una risposta a ““SI DÀ IL CASO CHE”, DI FUMIO OBATA: LA RECENSIONE”

  1. Lo avevo già notato sul sito della BAO e mi aveva incuriosita tantissimo. Non pensavo fosse una storia di questo tipo. Ok, lo recupero.
    Thank you della dritta ^^

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